Correzioni, sull’agricoltura biodinamica, a un appello contro la bioagricoltura[1]

di Carlo Triarico

Il documento degli “esperti” sull’agricoltura biologica e biodinamica rivolto alle Camere, interviene contro il consenso ampio che tale attività riscuote in sede italiana, europea e presso l’ONU e contro l’attività legislativa per la sua regolazione. Sarebbe errato considerare sul piano tecnico-scientifico un documento che è politico e che, pur con l’apparenza tecnica, riguarda chiaramente le lecite posizioni ideologiche sul modello agricolo e sugli indirizzi di sviluppo del Paese, auspicati dagli estensori a tutela dei loro legittimi interessi. Questi sono però contrari all’indirizzo che le agenzie internazionali, l’Unione Europea, la normativa italiana vigente e i pareri delle organizzazioni professionali agricole italiane hanno sull’agricoltura biologica. Al loro fine gli estensori purtroppo propongono ai Senatori una pericolosa contrapposizione competitiva tra aziende integrate e aziende biologiche, quando quello che invece hanno a cuore gli agricoltori italiani è un’agricoltura competitiva rispetto alle sfide alimentari, attenta alla qualità dell’ambiente e alle richieste di sicurezza dei consumatori, per concorrere al bene del Paese. Occorre però entrare nel merito delle informazioni non veridiche diffuse con leggerezza dal documento, poiché atte a danneggiare gravemente agricoltori italiani virtuosi.

In premessa si rileva che gli “esperti” del documento contro l’agricoltura biologica e biodinamica, non risultano insegnare, pubblicare, o tenere relazioni scientifiche in contesti scientifici ufficiali, che abbiano ad argomento di ricerca l’agricoltura biologica e biodinamica e non sono dunque specialisti di un tema di cui, come è lecito, liberamente parlano, ma combinando un gran numero di errori. Errori che gli esperti e gli studiosi del settore facilmente hanno notato. Non serve certo essere competenti per avere un’opinione politica, ma se questa deve fornire indicazioni ai poteri dello Stato, è buona pratica che si fondi su dati solidi, provenga da esperti qualificati e non da posizioni eterodosse, o estreme.

L’approccio non ortodosso degli estensori del documento, appare già nella, probabilmente inedita, richiesta al Senato della Repubblica, di non porre in discussione una proposta di legge approvata dalla Camera dei Deputati. Non si tratta del legittimo appello al voto contrario, ma della richiesta esterna, irrituale, di non tenere il dibattito parlamentare. Il comune rispetto per le istituzioni impone, al contrario, di ritenere che il Senato possegga tutte le facoltà per dibattere e quindi approvare o bocciare un disegno di legge.

Un simile atteggiamento estremo interviene nel documento anche con la richiesta che l’Italia assuma posizioni avverse ai regolamenti europei sul biologico, scelta questa di una seria gravità, poiché comporterebbe, in questa fase, l’uscita dell’Italia dalle politiche agricole comuni e la violazione di precisi obblighi giuridici di recepimento della normativa UE. Forse gli “esperti” non hanno valutato le conseguenze della loro proposta al Senato di Bioexit.

Lo stesso grado di leggerezza, con cui simili scelte politiche sono richieste dal documento, si riflette anche nei contenuti, gravati in larga parte da superficiali valutazioni, palesi incongruenze e nozioni non veridiche. Prenderemo in considerazione, a titolo esemplare, le poche righe dedicate all’agricoltura biodinamica, da cui chiunque potrà comprendere con quale competenza detti esperti svalutino il tema.

Innanzitutto consideriamo la richiesta ai Senatori di prendere posizione avversa all’UE colpevole, ad avviso degli estensori, di aver incluso l’agricoltura biodinamica nei regolamenti in materia di bioagricoltura, per cui essi sollecitano a escludere, in l’Italia, la biodinamica dalla normativa sull’agricoltura biologica. In realtà non solo la normativa UE ma anche quella italiana già riconosce l’agricoltura biodinamica.[2] Per motivare la loro proposta, che metterebbe in crisi migliaia di imprenditori italiani, che operano nella legalità, costituiscono eccellenza nei mercati esteri e occupano migliaia di dipendenti, essi adducono sostanzialmente due argomenti in sé insufficienti e pure errati. Questi sono: 1. L’agricoltura biodinamica ha pratiche esoteriche e non è scientifica; 2. L’agricoltura biodinamica è una certificazione privata.

Per l’argomento 1 riferiscono di una “vastissima bibliografia”, che per gli esperti del documento curiosamente non consiste nelle 147 pubblicazioni sulla biodinamica sottoposte a referaggio, su riviste scientifiche serie a impact factor, ma in soli due scritti che essi citano, da altri due “esperti” tra i più chiacchierati, scritti che sono pure clamorosamente errati. Il primo è un’errata ricostruzione storico-scientifica dell’uso del temine biodinamica, di Ulrich Kustschera, un professore di biologia, dilettante di storia della scienza e sociologia, noto in Germania per le sue colorite tesi “scientifiche” che avvalorerebbero, tra l’altro, la negazione del riconoscimento di pari diritti agli omosessuali.[3] Il secondo è un esame di parte della letteratura sull’agricoltura biodinamica, compiuto da una maestra nei corsi per dilettanti d’orto dell’Università dello Stato di Washington, messa sotto accusa dalla sua stessa università per incompetenza scientifica.[4] Simili “studi” sono il riferimento culturale degli estensori del documento e non la mole delle 147 pubblicazioni sull’agricoltura biodinamica, che invece costituiscono la letteratura ufficiale per la comunità scientifica. Pubblicazioni sottoposte a referaggio, che concludono in larga parte sulla positiva efficacia del metodo biodinamico e invitano ad ampliare la ricerca scientifica sul tema.[5] I nostri “esperti” la ignorano, così come omettono che il dileggiato Rudolf Steiner, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, studiò chimica presso il Politecnico di Vienna, ebbe prestigiosi incarichi accademici, formulò una rigorosa teoria epistemologica (l’Empirismo razionale) e fu uno dei padri della Fenomenologia. Non dicono che a sviluppare sperimentalmente la biodinamica non furono gli stregoni, ma i più celebri scienziati allievi di Steiner: il chimico, laurea honoris causa in Medicina, Ehrenfried Pfeiffer, la microbiologa Lili Kolisko e il fisico, medico e docente di Chimica medica dell’Università di Vienna, Eugen Kolisko. La prima formalizzazione matematica dei principi che sono alla base della biodinamica fu di un altro allievo di Steiner, il matematico George Adams, poi laurea ad honorem in Chimica a Cambridge. Del resto ci sono decine, tra università e centri di ricerca, dove da decine di anni all’estero si insegna e si studia la biodinamica.[6]

Da notare che ricorre nel documento il sistema di citare pochi studi e border line per avvalorare come maggioritarie le posizioni minoritarie degli “esperti”, omettendo la letteratura scientifica. Per questa via gli esperti “dimostrano”, per esempio, che gli animali vivono meglio tenuti negli allevamenti industriali intensivi e non all’aperto in quelli estensivi biologici. Oppure “dimostrano”, citando una pubblicazione (di sé stessi: Mariani 2017), che l’agricoltura biologica è poco adatta a mitigare i cambiamenti climatici col sequestro di carbonio e non informano i Senatori che invece l’ONU, esaminando la vasta letteratura scientifica mondiale, è arrivata a conclusioni esattamente opposte.[7]

Veniamo così alla legenda che gli agricoltori biodinamici esercitino pratiche esoteriche e stregonerie, pratiche esterne e diverse dall’agricoltura biologica, tali per cui il documento pretenderebbe che la biodinamica in Italia venga separata ed esclusa dall’agricoltura biologica. Innanzitutto occorre rilevare che, se gli agricoltori italiani fanno benedire il proprio campo da un sacerdote, applicano calendari astrologici (decine di migliaia venduti ogni anno), o pregano per proteggere il raccolto, questo non entra nei disciplinari biodinamici, ma invece in una tradizione che interessa trasversalmente tutto il mondo agricolo italiano e che sarebbe intollerante condannare. Pur provando riluttanza a dover difendere, nel 2018, gli agricoltori dalle accuse di stregoneria, occorre dire chiaramente che la biodinamica non prevede nessuna pratica al di fuori di quelle dei regolamenti, che disciplinano in Europa il biologico e queste non prevedono pratiche stregonesche. Ciò permette all’agricoltura biodinamica di essere inclusa nella rigida normativa in materia di bioagricoltura, nella quale sono ammesse solo le pratiche e le sostanze specificamente indicate in normativa. Organi, tessuti animali e vegetali, sono, infatti, tradizionalmente impiegati nelle concimazioni e come tali precisamente normati. Pertanto l’uso delle corna in agricoltura biodinamica, che il documento vuol far credere magica, attiene alle pratiche consolidate da tradizione e come tali riconosciute dalla normativa. In particolare la descrizione del loro uso in biodinamica, stigmatizzata dal documento come stregonesca, dscrive funzioni fisiologiche dell’animale, come è possibile verificare dalla pubblicazione dell’istituto di ricerca federale svizzero FiBL, che ne ha approfondito la consistenza.[8] Altre sono invece le differenze previste per i biodinamici ed esse sono solo in senso restrittivo su quanto ammesso dal regolamento UE sulla bioagricoltura, sia per numero di sostanze utilizzabili (17 tra le 36 ammesse in biologico), sia per il numero di pratiche ammesse e ciò al fine di applicare al meglio un rigoroso approccio agroecologico aziendale a ciclo chiuso. Questa è la preziosa peculiarità della biodinamica, modello di bioagricoltura coerente. Approccio, quello biodinamico, che è stato del resto definito, dal prestigioso Rapporto Green Italy 2018 di Fondazione Symbola e Unioncamere, “il fiore all’occhiello della sostenibilità agricola”. Per i non esperti del settore, contrari all’agricoltura biologica, potranno sembrare stregonerie, ma le pratiche agricole ecologiche, fondate per prime proprio dall’agricoltura biodinamica e fondamento dello sviluppo dell’agricoltura organica, sono pratiche agronomiche serie, tipiche della bioagricoltura. Infine è da notare che nel documento si cita una colorita descrizione di un preparato biodinamico, ricavandola da una fonte internet indipendente, descrizione errata, che non corrisponde a quella ufficiale, ma che viene curiosamente citata al suo posto, con l’effetto di screditare l’agricoltura biodinamica. Peraltro è stata tratta da un sito dell’organizzazione dei produttori biologici piemontesi, che producono e vendono i preparati biodinamici, previsti dai regolamenti UE e (come evidente anche da questo esempio), largamente in uso non solo presso gli agricoltori biodinamici.

Veniamo così al tema 2. Non corrisponde al vero che l’attività biodinamica sia vincolata a una “certificazione privata”, Demeter, o che occorra sottostare a tale marchio. Prima di entrare nel merito va segnalato il difetto giuridico di definizione di “certificazione privata”, dovendosi nella fattispecie adottare il termine di “certificazione volontaria”, sistema di certificazione previsto e ampiamente applicato nel quadro normativo in ogni settore produttivo. La questione è dirimente, poiché la certificazione volontaria può discendere solo dall’osservanza di una normativa e non può essere essa stessa, come lascerebbero intendere gli estensori del documento, costituire fonte autorizzativa. Come è noto, infatti, l’applicazione del prefisso “bio”, per le produzioni agroalimentari è vincolato all’assoggettamento al  Reg. UE 834/2007 e successive modificazioni. Va invece segnalato che, anche per volontà degli stessi agricoltori biodinamici, la biodinamica è una pratica agricola definita da lunga tradizione di applicazione in tutti i continenti, libera e non soggetta a nessuna restrizione, o brevetto e non consiste in una certificazione privata. Non vi è dubbio in giurisprudenza che un’azienda in Europa può fregiare sé stessa o i suoi prodotti col termine “biodinamica”, solo se è assoggettata al regime di controllo UE ed è controllata a tal fine dagli organismi terzi riconosciuti dal MIPAAFT, ai sensi dei regolamenti europei sul biologico. Al contrario un’azienda che per assurdo aderisse all’associazione Demeter, ma non fosse certificata pubblicamente ai sensi del regime di controllo UE, non potrebbe fregiarsi del termine “biodinamica”, in forza dei controlli erogati da un qualsiasi ente privato, perché commetterebbe un abuso di legge. La libera applicazione della biodinamica è verificabile, anche nei numeri, dal Bioreport 2018 di Rete Rurale Nazionale che, nel capitolo dedicato alla biodinamica, fornisce una stima di 4.500 aziende italiane, che applicano il metodo biodinamico a fronte di 419 che aderiscono ai controlli di qualità demeter. Queste ultime aderiscono a una certificazione volontaria, col fine di garantire in modo trasparente al consumatore l’applicazione del metodo. Possono pertanto fregiarsi di un marchio collettivo degli agricoltori che, garantendo il rigoroso rispetto dell’applicazione della qualità della biodinamica, è molto apprezzato in Centro e Nord Europa. Non per questo è un marchio tedesco e tantomeno di una multinazionale. La Demeter Italia è un’associazione non lucrativa di agricoltori italiani, fondata nel 1984, per tutelare i frutti del lavoro agricolo e la trasparenza ai consumatori, fine nobile di un’agricoltura certificata. È una di quelle organizzazioni tipo, che la Dichiarazione ONU dei diritti degli agricoltori, indica quale presidio che gli Stati si impegnano a sostenere, per garantire i diritti contadini (art. 10 e 16). Come è noto, esistono molte aziende, consorzi, OP di agricoltori che applicano ai loro campi la biodinamica, nel rispetto dei regolamenti europei. Del resto l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, con circa 1.000 soci, esiste in Italia da prima di Demeter Italia (dal 1947) e come altre organizzazioni che hanno nel nome “biodinamica” (Federbio Federazione Italiana dell’agricoltura biologica e biodinamica; FIRAB Fondazione per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica; ecc.), agisce liberamente ed è indipendente dalla Demeter. È una condizione giuridica chiara e come tale è stata rappresentata correttamente in sede UE e recepita correttamente dal DDL “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, coerentemente con la giurisprudenza comunitaria in esso richiamata, giurisprudenza che, pur dispiacendo agli “esperti”, lo Stato italiano ancora osserva.

L’attacco politico contro l’agricoltura biologica e biodinamica, oltre a basarsi su tanti errori palesi e fervide faziosità, entra in conflitto con gli indirizzi internazionali in tema di diritti degli agricoltori sanciti dall’ONU. La Convenzione ONU sui diritti degli agricoltori, in armonia con la dichiarazioni sui diritti umani, vincola gli stati a sostenere le applicazioni liberamente scelte dagli agricoltori in base alla loro cultura e alle loro tradizioni colturali (art. 15 e art. 16). Il Reg UE 848 del 2918, in materia di Bioagricoltura, approvato dall’UE riconosce la biodinamica come metodo della tradizione agricola. La Convenzione ONU garantisce, inoltre, il diritto degli agricoltori a non usare pesticidi e altri agenti inquinanti (art. 14). Impegna gli Stati a incentivare sempre la produzione organica e agroecologica (art. 16), individua nelle organizzazioni di agricoltori atte a tutelare le produzioni degli agricoltori nei mercati e di fronte a terzi una delle risorse fondamentali per garantire i diritti degli agricoltori (art. 10). Seguendo gli estensori l’Italia dovrebbe purtroppo uscire anche dal consesso ONU.

È noto che chi sostiene il modello di produzione agroalimentare ipertecnicista, ampiamente stigmatizzato dalla Laudato sii, preferisca la standardizzazione, l’assoggettamento a mezzi di produzione e commercio in mano a pochi gruppi e contrasti le organizzazioni libere degli agricoltori, specie associazioni come Demeter, Associazione biodinamica, Federbio e tutte quelle che riescono a emancipare gli agricoltori dal modello di dipendenza. Avversa la capacità più generale, che oggi gli agricoltori hanno, di innovare il modello agricolo in direzione ecologica, insieme con la comunità civile e per il bene comune. Capacità questa che il mondo agricolo italiano sta esprimendo con grande coesione.

La FAO ha proprio indicato nell’agroecologia il futuro dello sviluppo agricolo e l’Italia ha tutte le condizioni per divenirne leader. Se fosse richiesto, si potrebbe suggerire ai signori Senatori, che stanno decidendo intorno a questo importante passo per il Paese, di ascoltare il mondo italiano della produzione e del commercio alimentare e le organizzazioni agricole del Paese. Se vorranno sentire ancora gli esperti del settore, potranno scegliere tra quelli con un curriculum specializzato sul tema, per esempio i massimi esperti di agroecologia tra quelli che, da 8 università europee, 2 organismi intergovernativi, prestigiosi enti di ricerca e organizzazioni agricole e professionali, al Politecnico di Milano, sono stati tra i 53 relatori nel 35° Convegno dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica “Innovazione e ricerca. Alleanze per l’Agroecologia” (biodinamica.org) e tra gli oltre 70 scienziati italiani, esperti del settore, che studiano sul tema e che il convegno hanno sostenuto.[9]

[1]Testo per gli Onorevoli membri del Senato della Repubblica Italiana relativo alla Discussione del DDL “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Versione 9 gennaio 2019

[2]La normativa italiana riconosce già l’agricoltura biodinamica. Cfr. il D. M. 18354, 27 novembre 2009, art. 3, comma 5 “Disposizioni per particolari prodotti utilizzati in agricoltura biologica, biodinamica e convenzionale” e nell’Allegato 1. 5 include i preparati biodinamici. Dalla prima regolamentazione, avvenuta nel 1991, i regolamenti UE in materia di bioagricoltura includono l’agricoltura biodinamica. Si veda il Reg. Cee 2092/91, All. 1. 2. B, dove le preparazioni biodinamiche sono peraltro definite “appropriate” per l’attivazione del compost. Il successivo e vigente Regolamento UE 834/07 conferma ciò all’articolo 1, comma 2, lettera C e negli allegati. Infine, il nuovo Regolamento UE in materia di bioagricoltura, n. 848, approvato il 30 maggio 2018 e in vigore dal 1 gennaio 2021, conferma la precedente giurisprudenza: all’articolo 3, “Definizioni”, definisce le sostanze “tradizionalmente utilizzate in agricoltura biodinamica” e include i preparati biodinamici nell’elenco delle sostanze dell’agricoltura biologica (Allegato 2). Nel Convegno “Innovazione e ricerca. Alleanze per l’Agroecologia”, Milano, Politecnico, 24 novembre 2018, il prof. Filippo Briguglio, docente di Fondamenti di diritto europeo all’Università di Bologna, comparando la normativa, dichiarava: “La normativa fa dei prodotti biodinamici prodotti biologici ed evidenzia la stretta correlazione fra biologico e biodinamico”.

[3]Kutschera U., 2016. Ernst Haeckel’s biodynamics 1866 and the occult basis of farming. Plant signaling and behavior, 2016, vol. 11, n. 7. È una nota storica sul termine biodinamica, secondo cui l’autore dichiara l’illegittimità, per il metodo steineriano di agricoltura, dell’uso del termine “biodinamica”, poiché questa fu formalizzata dal più importante biologo tedesco dell’Ottocento, Ernst Haeckel, la cui opera, secondo K. i biodinamici probabilmente non conoscevano. Lo storico dilettante ignora quello che gli storici sanno, che Steiner è il più noto allievo di Haeckel e che il termine biodinamica può considerarsi un omaggio al maestro. K. è purtroppo noto per le sue lotta contro l’agricoltura biologica che, a suo avviso, “spesso ha poco di scientifico”, per le singolari posizioni sul dibattito evoluzionistico tedesco che “è in mano a una piccola ma potente setta religiosa” e per il contrasto dei diritti degli omosessuali, ritenendo di aver dimostrato scientificamente che siano affetti da tare fisiologiche. Cfr. Kutschera, U. (2018) Das Gender-Paradoxon. Mann und Frau als evolvierte Menschentypen. 2. Auflage. LIT-Verlag, Berlin.

[4]Si tratta di Linda Chalker-Scott. Chalker-Scott L. 2014, The Science behind biodynamic preparations: a literature review, Hort technology, 2013, vol. 23, n. 6. La pubblicazione, avvenuta sulla stessa rivista per orticoltori della Chalker Scott, più che una comparazione tra le pubblicazioni scientifiche, è una critica alle ricerche degli accademici sulla scorta di scarse conoscenze scientifiche sul tema. Come è noto l’autrice fu messa sotto accusa dal senato accademico della Washington State University e da allora ha dovuto controllare adeguatamente le sue uscite pubbliche da “esperta”. La sua review non affidabile, è anche la fonte citata dalla senatrice Elena Cattaneo per i suoi giudizi sulla biodinamica, giudizi in seguito ripresi dagli altri italiani accademici italiani, che si sono pronunciati contro questo sistema agricolo.

[5]La review delle pubblicazioni scientifiche sull’agricoltura biodinamica su riviste scientifiche soggette a referaggio, pubblicata per la Cambridge University press nel 2009 (Renewable Agriculture and Food Systems: 24(2); 146–154), evidenzia la consistenza della ricerca scientifica in agricoltura biodinamica al 2009: “una buona parte dei risultati della ricerca (…) dimostra gli effetti dei preparati BD sulla resa, sulla qualità del suolo e sulla biodiversità”. La più recente review (2018) ha evidenziato gli effetti positivi emersi dall’analisi della letteratura. Cfr. Maresca A. (2018), Agricoltura biodinamica sotto la lente, Terra e Vita, 2018. In questa il prof. Gaio Cesare Pacini, docente di Ecologia Agraria all’Università di Firenze, commenta la sua Review su 147 studi su riviste a impact factor e pur evidenziando il bisogno di moltiplicare le ricerche sull’argomento per  trarre giudizi consolidati, conclude: “I sistemi biodinamici hanno dimostrato di avere il potenziale per essere superiori, in date condizioni, sia ai sistemi convenzionali che ai sistemi biologici per quanto riguarda la stabilità degli aggregati del suolo, il pH, la formazione di sostanza organica stabile, il calcio, la biomassa microbica e della fauna; I preparati biodinamici hanno, in determinate circostanze, un impatto positivo sulla biodiversità; I sistemi biodinamici hanno un impatto positivo sull’utilizzo e l’efficienza dell’energia; Allo stato attuale dell’arte nessuno è stato capace di rivelare quale principio scientifico sia alla base del funzionamento dei preparati biodinamici, né di dimostrare la loro supposta inconsistenza scientifica”.

[6]Questi i principali centri dove si ricerca e si insegna la biodinamica. In Olanda l’Università di Wageningen e il Louis Bolk Instituut, sorto nel 1976 a Driebergen. In Germania in tutte le università viene introdotta la biodinamica e in particolare si insegna nell’Università di Kassel, nell’Università di Bonn e nell’Università di Hohenheim. Quest’ultima ha la sua azienda agricola (denominata “Klein Hohenheim”) dedicata alla ricerca in biodinamica. In Svizzera segnaliamo la Sezione di Scienze Naturali, la Sezione di Agricoltura e il Forschungsinstitut am Goetheanum, a Dornach, Basilea, in attività dai primi anni Venti. Nello stesso paese ha sede il FiBL – Forschungsinstitut für biologischen Landbau. In Germania ricordiamo anche il Forschungsring für Biologisch-Dynamische Wirtschaftsweise, istituto operante dal 1950 a Darmstadt e poi il Forschung & Züchtung Dottenfelderhof, operante dalla fine degli anni Cinquanta a Bad Vilbel, Francoforte e sempre nell’Università di Kassel, risiede un centro di ricerca per la biodinamica. In Svezia vi è il Biodynamic Research Institute a Ierna, sorto dalle ricerche dei primi anni Cinquanta e affiliato alla Rudolf Steiner University. Nel Regno Unito vi è l’Università di Conventry. Il Biodynamisk Forskningsforening, ente di ricerca riconosciuto dallo Stato, sorto nel 1997, opera in Danimarca. Il Bio-dynamic Research Institute, fondato in Australia nel 1952, è riconosciuto dallo Stato. In Egitto il corso di laurea in agricoltura biodinamica ha sede nella Heliopolis University, presso il Centro Sekem, fondato negli anni Settanta. Il Michael Fields Agricultural Institute, svolge ricerca in biodinamica negli Stati Uniti, paese dove la ricerca fu avviata fin dagli anni Trenta e dove sono operanti il Josephine Porter Institute e il Rodale Institute. Dal 2005 è stato costituito il Biodynamic Research Network. Esso federa diversi centri di ricerca operanti sulla biodinamica in tutto il mondo.

[7]Cfr. per esempio: Organic Agriculture and carbon sequestration. Possibilities and constrains for the consideration of organic agriculture within carbon accounting systems. Natural Resources Management and Environment Department Food and Agriculture Organization of the United Nations, december 2009. Uno dei tanti studi delle agenzie internazionali che smentiscono molte delle tesi del documento.

[8]Cfr. Die Bedeutung der Hörner für die Kuh, Grundlagenbroscühre, Forschungsinstitut für biologischen Landbau (FiBL), (2016), Anet Spengler Neff (FiBL), Beatrice Hurni und Ricco Streiff unter Mitarbeit der Rindviehzuchtgruppe des Vereins für biologisch-dynamische Landwirtschaft der Schweiz mit Martin Bigler, Robert Haeni, Silvia Ivemeyer (Universität Kassel), Mechthild Knösel, Andreas Letsch, Thomas Loeffler, Herman Lutke Schipholt, Alexandra Mayer, Peter Mika, Christian Müller, Dorothee Müller, Hans Oswald, Rochus Schmid, Urs Sperling, Heinrich Till und Andi Wälle, 2016.

[9]Il documento dei 70 ricercatori si può leggere, tra gli altri, in http://www.biodinamica.org/wp-content/uploads/lettera-aperta-per-la-libertà-della-scienza-2.pdf.